L’ultima poesia

   C’è qualcosa che in me si consuma,
ma io voglio farti sentire
i versi che ancora
mi corrono dentro,
tutto il dolce e l’amaro
di cui sono capace.
Scenderà il sipario del buio
sulla mia vanità,
ma io posso ancora offrirti
conchiglie e cristalli di sale
e brillanti di acqua
e come a un banco di spugne
in un mare stregato
posso farti annegare.
Ho le spine nel cuore
per questa umanità che mi scivola via,
ma se tu mi vieni a cercare,
io sarò là,
magari nell’angolo di una stazione:
tra il fumo di un vecchio locale
e il fischio dell’ultimo espresso
per te avrò sempre
uno spicchio di sole.
Vieni, prima che la notte
mi chiuda la bocca,
vieni sulle note di un tempo
e chiamami piano.  

Marina  

La Sibilla n. 6, 1999

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